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La Malvasia dei Dolfin

Siamo a metà dicembre ed è normale che i corrieri suonino il mio campanello con una certa frequenza, in questo periodo ricevo molti graditissimi cadeau ma l’attesa per un pacco partito da Candia, l’attuale Heraklion, mi stava un po’ snervando finché una mattina l’attesa ha fine e la bottiglia di Femina, dopo aver percorso oltre duemila chilometri, arriva.
Parlando di Candia l’equazione è facile ed il contenuto del pacco è proprio una Malvasia ma non una Malvasia comune bensì una bottiglia che ha ripercorso la stessa rotta che percorrevano le galee “da merchado” veneziane per portare a Venezia quel “Vino navigato che ci viene dal Levante” come ci dice il Boerio.
L’azienda la Douloufakis Winery mi è stata segnalata nientemeno che da Paolo Quirini, discendente di quel Pietro a cui dobbiamo la scoperta dello stoccafisso da me intervistato qualche settimana fa, che mi ha messo in contatto con Nikos Douloufakis, il proprietario della cantina che potremmo anche chiamare Niccolò Dolfin visto che Douloufakis atro non è se non la grecizzazione del cognome della potente casata patrizia veneziana, presente a Candia fin dal XIII secolo con Gregorio Dolfin, Duca di Candia, mentre a Venezia si fanno risalire le origini all’XI secolo.
Dopo i doverosi cenni storici passiamo al vino e, dopo averla lasciata riposare per qualche giorno per permettere che si riprenda dal lungo viaggio, decido di affrontare la bottiglia e preparo con cura la degustazione.
La temperatura oscilla tra gli undici e i dodici gradi, inorridisco di fronte ai bianchi trangugiati a sei gradi, la Malvasia si presenta nel bicchiere limpida, di un giallo paglierino abbastanza carico con note dorate, il titolo alcolometrico è importante e gli archetti lo denunciano subito e senza sconti ma la percezione olfattiva è completa, intensa, non alienata dalla struttura alcolica, note floreali si alternano a note fruttate con una netta prevalenza di frutta a polpa bianca.
Qualche nota di frutta tropicale, non troppo matura, si alterna a note citriche e nell’insieme l’impatto olfattivo è molto piacevole e ben articolato, l’impatto gustativo rispetta abbastanza fedelmente il naso con una netta prevalenza della frutta a polpa bianca, la parte citrica e quella tropicale arrivano in seconda battuta a completare un insieme che definirei ricco.
Sulle quattro componenti fondamentali denuncia una splendida freschezza (acidità) mentre gli zuccheri residui stanno praticamente a zero, buona la sapidità e sfuggente la componente dolce mentre una leggera nota amara si fa sentire dopo la deglutizione.
Volendo parlare di abbinamenti potemmo spaziare dal crudo di pesce alle preparazioni più classiche della cucina veneziana magari mettendo Femina vicino ad un buon baccalà mantecato e le possibilità di “sposare” Femina sono ancora molte e interessanti e, qualora riusciate a reperirne una bottiglia, vi consiglio di sperimentare.

 

Giovanni Veronese

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